TEATRO

Il Colloquio (La gueule de l’emploi)

Teatro Dei Servi – Roma- Il colloquio dal 16 maggio al 4 giugno 2017

http://www.teatroservi.it/prosa/stagione-prosa-2016-2017/il-colloquio

Un brillante, spavaldo e griffatissimo laureato in Economia, un modesto,chiacchierone e goffo impiegato, un salutista fanatico di arti marziali: sono tutti convocati ad un colloquio per il lavoro dei sogni e tutti e tre vorrebbero avere la cravatta giusta e l’asso nella manica per ottenere quel posto.

[Da:  http://www.lavocedellazio.it/spettacoli/5359-teatro-dei-servi-il-colloquio-dal-16-maggio-al-4-giugno-2017.html  ]:

“Di Serge Da Silva con Luca Basile (Franco Nessuno), Ermenegildo Marciante(Luca Leggenda), Tommaso Arnaldi (Sergio Sangria) Scene Cristina Gasparrini – Luci Cristian Bove – MusicheVakarelis Traduzione e regia Virginia Acqua

A chiudere la stagione, arriva dal 16 maggio al 4 giugno, la commedia “Il Colloquio” di Serge Da Silva, già campione d’incassi al Théâtre Melo d’Amélie di Parigi con uno straordinario successo di pubblico e critica per oltre un anno di repliche.
La commedia francese approda ora al Teatro de’ Servi grazie al lavoro di Virginia Acqua, traduttrice e regista della versione italiana che vede in scena nel nuovo allestimento Ermenegildo Marciante, Luca Basile e Tommaso Arnaldi, in un impianto scenografico arricchito dalle opere e installazioni d’arte della giovane artista Cristina Gasparrini.
“Il colloquio” affronta in maniera divertente e dissacrante uno dei più grandi incubi della nuova generazione: il colloquio di lavoro. Quei quindici minuti che non solo decideranno del nostro futuro, ma che ci restituiranno un’immagine di chi siamo e di cosa (non) siamo capaci di fare.
Ed ecco, in attesa del colloquio, un trio altamente improbabile: un brillante e griffatissimo laureato in economia, molto spavaldo e sicuro di sé; un modesto e goffo impiegato, stralunato e chiacchierone, fin troppo espansivo, che si sposta con i mezzi pubblici e veste fuori moda; un fanatico di arti marziali, salutista, spaccone e disinvolto che adora Bruce Lee e Walker Texas Ranger. Sono tre disoccupati da lungo tempo, convocati nello stesso giorno e ora per sostenere il colloquio per il lavoro dei loro sogni. L’annuncio precisava: “giacca e cravatta obbligatorie”, e i tre uomini si adeguano, ma ciascuno a proprio modo. Incluso l’asso nella manica che ciascuno di loro si è preparato per avere la meglio sugli altri.
Dialoghi brillanti, comicità coinvolgente e mai banale, ironia corrosiva sulle ossessioni e le ansie che si scatenano in tutti coloro che devono affrontare uno dei più grandi incubi dei nostri tempi.”

Foto di scena: @ellecifoto

“Il colloquio”: intervista a Virginia Acqua

 di Gabriele Ottaviani

“Il colloquio”: intervista a Virginia Acqua

di Gabriele Ottaviani

“In scena dal sedici di maggio al quattro di giugno al Teatro de’ Servi Il colloquio, di Serge Da Silva, diretto da Virginia Acqua, che è anche traduttrice del testo originale, con Luca Basile, Ermenegildo Marciante e Tommaso Arnaldi: sentiamo cosa ci racconta Virginia Acqua.

Il colloquio torna a Roma: per chi non lo conoscesse di che spettacolo si tratta?

Commedia. Divertentissima. Intelligente. Insolita. Per essere sintetica! I primi due aggettivi non hanno bisogno di precisazioni quindi mi soffermo sul terzo: è insolita, almeno per l’Italia, perché esce dagli schemi della commedia che verte sui sentimenti, sulle coppie più o meno felici o sfigate, mariti, mogli, tradimenti, equivoci etc. Qui sono tre maschietti, disoccupati, convocati lo stesso giorno e alla stessa ora per un colloquio di lavoro per lo stesso impiego. Un solo posto disponibile. Una sola sala d’aspetto per tutti e tre. Immaginate cosa ne possa venire fuori? Ecco, prendete ciò che avete immaginato e moltiplicatelo.

Cosa ti ha spinto a mettere in scena quest’opera?

L’ho vista a Parigi, aveva debuttato da due giorni. Ho riso come una matta e mi sono appassionata alla storia di questi tre fantastici, simpatici, odiosi, deliziosi, comicissimi e teneri poveracci. Ho subito pensato: la voglio portare in Italia. E ancora non sapevo che la commedia a Parigi avrebbe superato il record di 500 repliche! I parigini sono impazziti e hanno dato vita a un passaparola forsennato. La cosa più divertente è che Serge Da Silva, il geniale autore, quando l’ho incontrato per chiedergli la commedia, mi ha voluto premurosamente esprimere la sua perplessità avvertendomi: “Sai, la commedia parla di un argomento molto francese, la disoccupazione… credi che la capiranno in Italia?”

Se dovessi descrivere con un solo aggettivo i tuoi protagonisti, quale sceglieresti?

Nessuno, Leggenda, Sangria. Sono i loro cognomi. Ecco, diciamo che basta già questo per descriverli.

Che cosa rappresenta per te il teatro?

Il teatro è l’Umanità. Si lavora su storie di esseri umani, sui sentimenti di esseri umani, collaborando con esseri umani, gli attori, proprio sulle loro caratteristiche umane. Ok, ho ripetuto l’aggettivo “umano” un po’ troppo, ma non saprei esprimermi diversamente. L’Uomo è il vero mistero di questo Universo, altro che le particelle di anti materia o i buchi neri! Il teatro è un lavoro sull’infinito, non ti puoi annoiare mai, perché il fascino dei pensieri e delle infinite emozioni degli uomini non si esaurisce mai.

Qual è la situazione della cultura in Italia? E del mondo del lavoro?

La gente è diffidente verso la cultura. O perché pensano sia noiosa, o perché ne sono intimiditi. A Parigi non è così. La cultura è di tutti, fa parte della vita di tutti. Nessuno deve sentirsi estraneo alla cultura o indegno. Soprattutto del teatro! Il teatro parla di noi, di tutti, quindi è per tutti! A Parigi è un’abitudine dedicare una serata a settimana al cinema e una al teatro… certo a poterselo permettere, qualcuno dirà! E qui ci si lega con la tua seconda domanda. Il mondo del lavoro… la gente vive nell’incertezza, non c’è abituata perché cresciuta in un clima di relativa stabilità e quindi, sentendosi ora più insicura, pensa di dover rinunciare al superfluo. E così facendo però si blocca ancora di più il mondo del lavoro di qualcun altro (ovvero chi crea il “superfluo” e ne fa il proprio soste manto. Il superfluo per noi è la sopravvivenza di qualcun altro) che a sua volta si ritrova nell’incertezza etc… gli unici che se ne giovano sono i produttori di antiacidi gastrointestinali. Sarà che noi del teatro siamo precari dalla nascita… Non è che quando è arrivata la “crisi” abbiamo sentito molto la differenza. Tutti abbiamo delle difficoltà, ma non si può vivere nella paura. La paura ci rende vulnerabili più delle difficoltà stesse e fa uscire il peggio di noi. Di questo parla la commedia.

Quali sono i tuoi prossimi progetti?

Altri due testi di cui curerò la regia, molto belli e originali! Di nuovo provenienti dalla Francia e di nuovo assolutamente – pur nella loro totale diversità, uno è ultra comico, l’altro drammatico – corrosivi! Ora che mi ci fai pensare… ma perché mi propongono sempre testi del genere? Mi devo porre delle domande? Guardate che io non sono cattiva, è che mi disegnano così.

Se potessi realizzare un desiderio che hai, quale sarebbe?

Quello che sto facendo.”

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IL COLLOQUIO (La gueule de l’emploi)

di Serge Da Silva

con

Ermenegildo Marciante Luca Basile Tommaso Arnaldi

regia di Virginia Acqua

Debutta in Prima Nazionale al Teatro Studio Uno dal 3 al 20 marzo 2016 “Il Colloquio” di Serge Da Silvacampione d’incassi a Parigi al Théâtre Melo d’Amélie dove dall’ottobre 2014 ad oggi ha registrato uno straordinario successo di pubblico e critica prorogando le repliche fino al giugno 2016 e che sarà in esclusiva a Roma grazie al lavoro di Virginia Acqua traduttrice e regista della nuova versione italiana.

“Il Colloquio” interpretato in questo nuovo allestimento da un cast di attori di talentoErmenegildo Marciante, Luca Basile eTommaso Arnaldi, è una commedia sopra le righedivertente dissacrante che con ironia e leggerezza permette di ridere del più grande incubo delle nuove generazioni: il colloquio di lavoro.

In scena un brillante e griffatissimo laureato in economia, un modesto e goffo ex-impiegato e un fanatico di arti marziali, tre uomini apparentemente diversissimi tra loro ma con in comune la ricerca ossessiva del posto fisso. Tre disoccupati che rispondendo allo stesso annuncio, vengono convocati nello stesso ufficio, lo stesso giorno, alla stessa ora, trovandosi così incompetizione per la stessa posizione che potrebbe dare finalmente una svolta alle loro vite.

Attualissima in Francia come in Italia, la tematica della ricerca del lavoro è lo spunto per creare una commedia esilarante dairitmi serrati, piena di gagcolpi di scena e situazioni al limite del grottesco dove ognuno dei tre uomini cerca di dimostrare a tutti i costi di essere il candidato migliore, meritandosi il colloquio per l’unico posto disponibile.

Graffiantefresco corrosivo “Il Colloquio” conquista il pubblico per la sua ironia sottile che induce a riflettere senza scadere mai nell’autocommiserazione, un’irresistibile commedia giocata sull’equivoco che da vita ad un vortice di situazioni divertenti,folli e surreali dove tutto può succedere.

Il Colloquio al Teatro Studio Uno, intervista a Virginia Acqua

SCRITTO DA VALENTINA PERUCCA  Twitter: @Vale_Perucca

[DA:   http://www.lineadiretta24.it/cultura-e-spettacolo/il-colloquio-al-teatro-studio-uno-intervista-a-virginia-acqua.html  ]:

“Il Colloquio (il titolo originale è La Gueule de l’emploi”) è una commedia sociale di Serge Da Silva, autore francese il quale, nel 2014, ha debuttato al Théâtre Mélo D’Amélie di Parigi, ottenendo uno straordinario successo di pubblico e critica. La tematica affrontata è quella della disoccupazione giovanile, ai tempi della crisi europea. Il Colloquio ha varcato i confini francesi ed è approdato al Teatro Studio Uno di Roma, grazie al prezioso contributo di Virginia Acqua, la quale ha il merito di aver tradotto la sceneggiatura in italiano e di averne curato la regia. L’intera scena si svolge nella sala d’attesa di una banca dove tre giovani disoccupati, di diversa estrazione sociale, interpretati da tre giovani attori di talento, Ermenegildo Marciante, Luca Basile, Tommaso Arnaldi, si incontrano in attesa del famigerato colloquio di lavoro. I tre entrano inevitabilmente in competizione, ed ognuno cerca di prevalere sull’altro per aggiudicarsi l’unico posto disponibile. In un attimo la situazione degenera fino a diventare una “guerra tra poveri”. E’ una commedia feroce e dissacrante che tratta con ironia, potenza e sarcasmo il tema della disoccupazione giovanile, uno dei mali peggiori del nostro secolo. Abbiamo intervistato la regista Virginia Acqua. A lei la parola.

Visto il trionfo a Parigi de “La Gueule de l’emploi” (“Il Colloquio”), come è maturata la decisione di tradurre questa commedia dal francese all’italiano?

Sono andata da spettatrice a Parigi in questo teatro perché mi aveva incuriosito la trama, in quanto parlava della ricerca di lavoro, di un colloquio ai fini dell’assunzione. Il fatto di essere giudicati da qualcuno, l’attesa che precede un colloquio, viene trattato in questa commedia in modo profondo, reale, divertente, al punto che mi ci sono riconosciuta tantissimo, ed ho riso delle mie debolezze. L’ho trovata subito nostra, sembrava scritta per noi italiani. La cosa più bella è che il pubblico ci si riconosce e, al di là delle risate, quando finisce lo spettacolo, si accende il dibattito. Così ho chiesto all’autore, che era anche interprete, di poter tradurre la sua commedia, al fine di renderla fruibile in Italia, e lui ha acconsentito con immenso piacere.

La traduzione del testo è stata letterale o sono stati necessari degli adattamenti?

Il testo de Il Colloquio è scritto molto bene, e poi è talmente applicabile a noi! Non traduco mai letteralmente, sono stati necessari dei piccoli adattamenti, come ad esempio, alcuni riferimenti locali ad un cantante francese che io ho trasformato in un cantante italiano. La difficoltà di tradurre per il teatro è che bisogna pensare che sono parole che vanno recitate. Bisogna rispettare il ritmo, il respiro nella battuta.

Questa commedia parla della crisi europea, della disoccupazione giovanile che cresce, del lavoro che non si trova. I personaggi arrivano ad autocommiserarsi o viene mantenuto un tono leggero?

No, Il Colloquio in sé riesce a mantenere sempre un tono leggero, ma le tematiche affrontate sono profonde. Questi tre personaggi sono all’ultima spiaggia, hanno dei problemi reali, bollette da pagare, mutui sulle spalle, conti in sospeso, inoltre hanno sostenuto moltissimi colloqui e questo è l’ultimo. Senza volerlo si trovano in guerra l’uno contro l’altro. E’ una commedia che ci fa capire come a volte il mondo ci costringa, nostro malgrado, ad essere in competizione, in una “guerra tra poveri”, con persone che, in una situazione di normalità e non di indigenza, non lo farebbero mai. La cosa che mi ha colpita di più è che tutto questo viene rappresentato con sarcasmo, ironia, insegnandoci a sorridere anche nei momenti di difficoltà.

La crisi economica degli ultimi anni ha portato i giovani ad essere più solidali tra di loro o, al contrario, il motto è diventato“mors tua, vita mea”?

In questa commedia non c’è un cattivo, anche se a prima vista sembrerebbe di sì. I protagonisti sono tre brave persone, che però si trovano alla resa dei conti, con un solo posto di lavoro disponibile, ed è guerra. Magari fuori sarebbero stati amici, avrebbero combattuto le stesse battaglie però poi, quando ti trovi lì, e non hai altra scelta, o tu o io, invece di scattare la solidarietà, si avvia una lotta. Quindi sì, “mors tua, vita mea”, purtroppo. Questa commedia è una denuncia sociale di quanto possa venir fuori, in determinati contesti, il lato peggiore anche di persone meravigliose.

Sono rappresentati tre tipi umani molto differenti, che hanno davvero poco in comune: il laureato, l’uomo medio e il palestrato. Perché?

Infatti, il primo è il laureato, preparatissimo, il più adatto a quel posto di lavoro in banca, colui che ha la “gueule de l’emploi” (la “faccia da bancario”), che però si trova in difficoltà tanto quanto gli altri. La crisi è talmente forte che ormai non basta più neanche il merito (e l’ha scritto un autore francese, non l’ho detto io!). Il secondo è il prototipo dell’uomo medio, senza grandi aspirazioni, ma che ha ugualmente lo stesso diritto di lavorare, come tutti. Il terzo invece è un tipo eccentrico, assolutamente inadatto al contesto bancario, un fanatico di arti marziali, vestito in un modo assurdo, eppure anche lui ha delle doti nascoste. Sono tre tipi in cui ciascuno di noi può riconoscersi.

Quindi questi tre personaggi, nonostante siano così diversi, sono uniti dalla crisi?

Alla fine loro sono uguali, la cosa bella è proprio questa, che la commedia fa capire che partono tutti dallo stesso punto, che ormai nessuno può sentirsi al sicuro, nemmeno quelli con un’ottima preparazione, e che ognuno deve giocarsi le sue carte.

C’è un messaggio di speranza in fondo?

La speranza sta nel capire che noi non dobbiamo diventare quello che le circostanze ci vogliono far diventare. La loro vera sconfitta è che si fanno fagocitare da questo sistema che li vuole l’uno contro l’altro. Almeno qualcosa rimane a chi ha il coraggio di rimanere se stesso, perché se ti tolgono anche la tua identità, la tua dignità, i tuoi valori, non ti resta davvero più niente. Il messaggio de Il Colloquio è proprio questo, che l’unica cosa che ci resta siamo noi stessi.”

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